La Cooperativa Sociale 1992-2017 25 anni di solidarietà
Nel nostro santuario domenica 14 maggio si festeggia la giornata “delle Mamme e dei Bambini e della Solidarietà”. Affidiamo le prime e i secondi alla protezione della Madonna e di santa Rita, e ci concentriamo sulla solidarietà che, per noi, s’incarna sopra tutto nella Cooperativa Sociale santa Rita, che quest’anno fe-steggia le nozze d’argento. Ci guida un volontario storico, Riccardo Gamba.
– Quando è nata la Cooperativa e per volontà di chi?
Nel 1989 la nostra parrocchia diede la disponibilità ad accogliere un gruppo di ragazzi handicappati, che cercavano spazi per svolgere la loro attività. Presto ci rendemmo conto delle immani difficoltà, sopra tutto economiche che il progetto – bellissimo – comportava. Nel marzo 1992, con l’approvazione e il sostengo dei padri agostiniani si decise di fondare la Cooperativa. E un encomio va a padre Vincenzo Musitelli e Maria Grazia per il coraggio e la lungimiranza dimostrati.
– L’avvio è stato duro?
All’inizio eravamo due o tre volontari seguivano 3 o 4 ragazzi disabili, con un contributo economico dalla diocesi. Dopo alcuni anni il Comune di Milano ci interpellò per un nuovo progetto di formazione all’autonomia (SFA). Le nuove disponibilità ci permisero di ampliare le attività con nuovi educatori. Poi, Nel 1995 i padri agostiniani fecero costruire la palazzina attuale.
Attualmente sono presenti in Cooperativa 35 ragazzi beneficiari del servizio, una responsabile, 11 persone regolarmente stipendiate, più alcuni liberi professionisti per incarichi specialistici. I volontari sfondano il tetto dei trenta.
– Com’è stilizzata una giornata tipo?
Dalle 9 alle cinque pomeridiane, con alcuni part-time. Oltre alla didattica di ba-se, vengono proposte attività quali arteterapia, teatro, ascolto della musica, yoga, etc. Fondamentale per lo sviluppo psico-fisico dei ragazzi è stata ed è l’attività di ergoterapia, tramite l’assemblaggio di giocattoli che una ditta (che ci è stata vicina anche nei periodi bui, e ringraziamo) ci fornisce.
– La vita insieme ha migliorato i ragazzi?
Trascorrere una giornata in un ambiente sereno, fare amicizia, far festa, impegnarsi, tutto ciò li ha resi notevolmente più maturi, autonomi e consapevoli.
– C’è interazione tra famiglie e cooperativa?
L’accoglienza dei ragazzi diventa aiuto e sostengo per le famiglie. Con loro facciamo riunioni e colloqui. Chi vuole ha un incontro mensile con la psicologa.
Nel 2010 la Cooperativa ha ottenuto l’accreditamento per il Servizio Centro So-cio Educativo (CSE) e Servizio di Formazione All’autonomia.
– Ogni prima domenica del mese, alla santa Messa delle ore 10, si prega per gli operatori e volontari della Cooperativa. Che significato volete dare a questo gesto?
Prima di tutto, intendiamo chiedere la protezione della Santa degl’impossibili. E poi serve come promozione per i pellegrini del santuario che non ci conoscono.
– Sei ottimista per il futuro?
Realista, piuttosto. E per prepararlo bisogna progettare sempre nuove attività. Ne presento tre. Abbiamo preso degli orti in fondo a via Tobagi, che alcuni ragazzi coltivano. Abbiamo affittato un negozio in via Ettore Ponti, che fungerà da vetrina e laboratorio per la Cooperativa. Infine, ogni lunedì, 4 o 5 ragazzi – istruiti per mesi da attivisti del movimento “Zero Sprechi” – ritirano dal mercato rionale di via Ponti la merce che è d’avanzo e la consegnano alla Caritas parrocchiale perché divenga sostentamento dei bisognosi.
– Come state a comunicazione?
C’è un sito internet. Sarebbe utile anche un bollettino cartaceo. Ma chiede tempo.
– Vi suggerisco il titolo, che è insieme un motto: “Diversamente abili, ugualmente felici”. Un’ultima domanda. Hai dei rimpianti?
No. Rifarei tutto. Ogni notte, stanco, dormo in pace.
È il caso di rimarcarlo, il sonno del giusto.

Gaetano