Vedeva e toccava l’uomo, ma confessava Dio che non vedeva né toccava Celebriamo oggi la solennità dell’Ascensione. Se vogliamo celebrare l’ascensione del Signore rettamente, fedelmente, devotamente, santamente, piamente, saliamo insieme a lui e teniamo in alto il nostro cuore. Nel salire però non insuperbiamoci.

Dobbiamo infatti tenere il cuore in alto, ma rivolto al Signore. Avere il cuore in alto ma non rivolto al Signore significa essere superbi; invece avere il cuore in alto rivolto al Signore significa rifugiarsi in lui.

Al Signore infatti che è asceso noi diciamo: Signore, tu sei il nostro rifugio. È risorto infatti per darci un motivo di speranza, poiché risorge ciò che muore; affinché, essendo destinati alla morte, non disperassimo e non pensassimo che con la morte la nostra vita è totalmente finita. Eravamo infatti preoccupati perfino della sorte dell’anima; ma lui risorgendo ci ha dato la certezza anche sulla sorte del corpo. Dunque ascese, ma chi? Colui che prima discese. È disceso per guarirti; ascende per elevarti. Cadrai se vorrai elevarti da te stesso; rimarrai in alto se ti eleverà lui. Avere dunque il cuore in alto, ma rivolto al Signore, significa rifugiarsi in lui; avere il cuore in alto ma non rivolto al Signore significa essere superbi. Diciamo pertanto a Cristo che risorge:

 

Tu, Signore, sei la mia speranza; Agostino, Comm.Gv 4,11