Con la Domenica delle Palme, introdotta dalla solenne processione, la Chiesa ci conduce sulla soglia della più importante settimana dell’anno, quella che la nostra liturgia ambrosiana chiama Settimana Autentica. Un’attribuzione tutt’altro che scontata. Immediatamente con l’aggettivo “autentico” noi identifichiamo la piena verità di una cosa. Infatti in questa che è la settimana per eccellenza la Chiesa ci fa celebrare Gesù Cristo passo, morto e risorto come la verità della nostra esistenza. Una verità tanto sconvolgente quanto liberante: il prezzo della salvezza di ciascuno di noi è il sangue del Figlio di Dio così che, alla fine, ogni vita trova il suo valore nel Figlio di Dio incarnato; nulla di essa va perduto perché tutto è abbracciato dalla misericordia del Padre. Tutto è caricato sulle spalle di Suo Figlio, crocifisso sul palo ignominioso della Croce per risorgere a nuova vita la mattina di Pasqua.

«Cos’è la verità?» (Quid est veritas?). Come capì acutamente Sant’Agostino, in questa domanda che alberga nel cuore di ogni uomo, è inscritta la compiuta risposta: «La Verità è l’uomo presente» (Vir qui adest). La verità della vita non è un’idea o un insieme di dottrine né di precetti; non un sentimento, né un insieme di emozioni o sensazioni; non è un sistema di pensiero. La verità dell’esistenza – della tua e della mia, come quella di tutti gli uomini – è quest’Uomo, il Figlio di Dio, che si lascia inchiodare per amore sulla Croce e risorge vittorioso per donarci una vita nuova e per sempre.

Perché, allora, il nostro rito ambrosiano non traduce la tradizionale espressione “Settimana Santa” con “Settimana Vera”, ma usa l’aggettivo “Autentica”? “Autentico” dice la verità di una cosa in quanto diventa “criterio” del nostro guardare e trattare la realtà. Così celebrare i giorni della passione, morte e risurrezione di Gesù significa riconoscere che “il criterio” della nostra vita è quest’Uomo, il Crocifisso Risorto, che ci viene quotidianamente incontro.

La liturgia ambrosiana ci farà accompagnare Gesù in tutti i passaggi della sua Pasqua seguendone con precisione la scansione cronologica: dall’ingresso glorioso in Gerusalemme, all’Ultima Cena, alla preghiera nell’Orto degli Ulivi, la cattura, il processo, la via crucis, la crocifissione e le beffe, la morte, la deposizione, il silenzio del sepolcro… fino alla gloria della Risurrezione e del Suo mostrarsi, pienamente libero, alle donne e ai discepoli. Gesù Crocifisso e Risorto, infatti, non può diventare criterio della nostra vita se non attraverso la comunione con Lui. Occorre seguirlo, sostare insieme a Lui, accompagnarlo, condividere la sua pasqua. Esperienza che, vissuta nella comunità cristiana, la liturgia rende concretamente possibile.