L’Intervista (ricostruita)

Un pastore senza confini:

ricordo di un incontro “profetico” con “don Mario” Delpini

Scorrevano i primi anni Ottanta. Ero un giovane bancario con sede di lavoro in galleria de Cristoforis. D’estate, pedalavo per le vie circostanti. Non ostante il traffico intenso, mi rilassavo. E potevo galoppare con la mia inesauribile fantasia.

Ricordo come fosse ieri. Ciondolavo in un tardo pomeriggio, pigiando sui pedali. All’improvviso un ciclista s’inserisce nel flusso e mi taglia la strada. Solo una frenata ispirata evita un impatto. L’ “intruso” si presenta: “Sono don Mario. Per riparare, la invito a prendere una granita al chiosco qui vicino”. Accetto: e così scambio quattro chiacchiere col futuro arcivescovo di Milano. Indossa una polo marron scuro su un paio di pantaloni grigi; nulla che lo connoti come sacerdote. Di bassa statura, ha tuttavia un’aura speciale di suprema altezza spirituale.

Seduti sopra una panca adagiata su un prato levigato con scrupolo, parliamo di metropoli, di Chiesa, di noi, del presente e del futuro. Di quella conversazione rammento solo alcuni frammenti, che squaderno a mo’ d’intervista per renderla maggiormente fruibile ai lettori incuriositi.

– Reverendo, è d’accordo col pensiero del cardinal Martini?
Diversi lo giudicano l’anti Giovanni Paolo II per eccellenza. Ma sbagliano. Sono solo due sensibilità diverse.

– E lei quale preferisce ? La replica è diplomatica e furba:
“M’aggradano entrambe, in quanto si completano”.

– Prendiamo due giganti del pensiero cattolico : sant’Agostino e san Tommaso d’Aquino. Chi dei due predilige ?
“Il primo è tutto raziocinio ; il secondo, tutto cuore. Anche costoro s’abbinano benissimo”.

– Dopo le sconfitte ai referendum per l’abrogazione del divorzio e dell’aborto, in Italia i cattolici si son scoperti, all’improvviso, una minoranza ?
Da tempo lo sono. Gesù ci comanda di essere lievito, non farina.

– Ossia ? “Dobbiamo purificare la società in cui operiamo con l’esempio di un’esistenza cristianamente vissuta”.

– Ha spesso dubbi circa la fede ?
Spesso, no. Talvolta. Ma passano subito. Basta recitare un’Ave Maria.

– Quale virtù mette al primo posto ?
Quella dell’umiltà. La quale plasma il credente.

– Le piacerebbe, magari un giorno lontano, diventare arcivescovo di Milano ?  Arrossisce, allarga le braccia ed esclama “Lasciamo il futuro alla Provvidenza”.

– Sempre ipoteticamente, con quale intendimento governerebbe la diocesi più numerosa del mondo ?
Gradirei essere il pastore di tutti, un pastore senza confini (comunque intesi).

– Cosa augura ai laici cattolici ?
Di avere il coraggio della testimonianza.

Calano le prime ombre della sera. Don Mario mi stringe forte la mano e mi accarezza lievemente il viso.

A trent’anni di distanza, la memoria ancora solletica una forte emozione. Delpini sarà un pastore mite e insieme autorevole. Dovrà operare in una Chiesa lacerata e in un mondo dominato dal relativismo e dal nichilismo.

Monsignor Mario chiede le nostre preghiere. Avrà bisogno anche – e specialmente – della nostra solidarietà.

Gaetano