Quando il Papa proclama un dogma non fa altro che manifestare la coscienza della Chiesa intera, e quindi è una verità che serve ad essa e a tutta l’umanità; non è una decisione sua. La verità che viene definita riguarda sempre qualcosa che già fa parte della vita della Chiesa. Quando perciò nella Chiesa viene proclamato un dogma (dal greco dokéo, credere, ritenere) non è mai frutto di una repentina convinzione o di una sconsiderata reazione ma si fa molta attenzione a sondare la coscienza della comunità per vedere il bisogno e l’urgenza di un dato momento storico.
Così quando nel 1854 il Papa Pio IX proclama il dogma dell’Immacolata Concezione di Maria, lo fa all’inizio dell’ondata materialistica e della rivoluzione industriale, un momento storico nel quale l’uomo tentava di sostituirsi a Dio. Già i teologi medioevali insegnavano che la Vergine fu preservata dal peccato originale, cioè, redenta in anticipo, da Colui che le sarebbe stato Figlio. E, otto secoli dopo, è esattamente questa la spiegazione che la Chiesa riprenderà nel definire il dogma dell’Immacolata. La Chiesa ci propone così di guardare a Maria come a chi ha vissuto in modo completo la sua umanità, senza essere segnata dalla colpa originale, di guardare cioè a una donna la cui esistenza si può riassumere in quel “sì” con cui ha accettato di diventare Madre di Dio.
Così, di fronte agli orgogliosi figli dell’Illuminismo, veniva nuovamente riaffermata la fragilità dell’uomo, che diviene grande solo nell’aderire a Dio. Veniva riaffermata la dottrina del peccato originale, già definita dal Concilio di Trento; e sicuramente la mentalità dell’epoca, come anche la nostra, sentirà ripugnante questa immagine di debolezza e di fragilità, questa irrisolvibile incapacità che l’uomo ha con le sue sole forze di decidere il suo destino.
La proclamazione dell’Immacolata concezione di Maria, confermata quattro anni più tardi dalle apparizione della Madonna a Lourdes, fu una vera sfida che la Chiesa lanciò al mondo moderno per liberare l’uomo dall’angustia materialistica e dilatarlo, con l’opera dello Spirito, all’infinito.