Nata nel 1396 (o 1397) nella città di Udine dalla famiglia dei nobili signori di Maniago, la beata Elena verso il 1414 divenne moglie del nobile Antonio Cavalcanti. Dal matrimonio nacquero sei figli. Morto il marito nel 1441, la beata prese la decisione di cambiare lo stile della vita seguita fino ad allora e, dopo aver sentito le predicazioni dell’agostiniano Angelo da S. Severino, decise di diventare terziaria agostiniana. In questo nuovo stato continuò tuttavia ancora a vivere nella casa di famiglia, dove rimase fino al 1446. In quell’anno andò a vivere con la sorella Perfetta, che era diventata poco prima terziaria agostiniana.

Per diciotto anni, da quel giorno in poi, la beata Elena condusse una vita ricca di penitenza e di rigorosa mortificazione. Si tramanda che abbia vissuto nutrendosi quasi esclusivamente di solo pane e acqua. Inoltre dormiva su un aspro giaciglio fatto di sassi, su cui era sparso un sottile strato di paglia. Seguendo le consuetudini del secolo iniziò a flagellarsi a sangue il corpo e, quando camminava, portava nelle scarpe trentatré sassolini “per amore de’ balli e danze che in lo secolo faceva offendendo el mio Signore, e per amore che il mio dolze Iesu trentatré anni per mio amore per lo mondo caminò”.

In ognuna di queste penitenze a cui si sottopose, la beata affermò di essere sempre stata ispirata da una doppia ragione: imitare Cristo e fare il contrario di quanto aveva vissuto in precedenza nella sua vita da nobile. Per la durezza delle prove, non le mancarono tuttavia profonde crisi di sconforto e di stanchezza. Seppe però superarle con una grande forza di volontà, chiudendosi nella piccola cella che aveva costruito nella casa dove viveva.

Da questa cella usciva solo per recarsi nella chiesa di S. Lucia a pregare e a meditare. Durante la sua vita da romita conobbe diverse estasi ed ebbe anche celesti visioni. La tradizione racconta che venne gratificata da Dio del dono dei miracoli e della conoscenza di cose occulte. Negli ultimi anni di vita dovette rimanere sempre stesa nel suo povero giaciglio perché la rottura di entrambi i femori le impediva di muoversi. Passò così gli ultimi anni aspettando serenamente e con pazienza il giorno della morte, che arrivò il 23 aprile 1458. Il suo corpo ebbe diverse sepolture, ma alla fine le sue spoglie nel 1845 vennero traslate definitivamente nel Duomo. Qui, ancora oggi, sono esposte alla venerazione dei fedeli. Pio IX confermò il suo culto tre anni dopo nel 1848.

 

Immagine :

Beata Elena Valentini di Údine, Pala dei Reticoli, Tempio dell'Ex-convento Agostiniano di San Juan de Sahagún, Salamanca, Gto.