La Caritas Parrocchiale:

La carità è il segno distintivo del cristiano. È la virtù teologale che nemmeno in Paradiso sfumerà. E viene declinata fattivamente nella nostra parrocchia attraverso il gruppo chiamato Caritas. A conoscere più in profondità questo mondo, ci aiuta Rita Femminis, membro di lunga data del gruppo.

Quando nasce la Caritas parrocchiale?

Nei primi anni Ottanta (del secolo scorso) da un’intuizione delle religiose Orsoline (che affiancavano i padri sopra tutto nell’educazione dei giovani). E in particolare di suor Giampiera, che molti ricordano ancora con affetto.

Che cosa si prefigge?

Di alleviare la povertà, memore del comando di Gesù: “Chi soccorre i bisognosi, aiuta Me”.

Quanti siete?

In Parrocchia operano diversi gruppi. Nel nostro siamo cinque; ci alterniamo nei turni.

Come operate?

Il braccio esecutivo della Caritas è il “Centro di ascolto”; lo possiamo definire il suo sportello operativo. Aperto il lunedì mattina e martedì mattina dalle 9:30 alle 11:30 e il giovedì pomeriggio dalle 15:30 alle 17:30.

Quali bisogni fronteggiate maggiormente?

Quelli alimentari. Infatti distribuiamo ogni mese 35 pacchi di viveri provenienti dal Banco alimentare. E in più anche dei pacchi saltuari per fronteggiare le richieste impreviste.

I vostri “clienti” sono solo immigrati?

Un tempo sì, ma ora fra essi vi sono anche parecchi italiani.

Si parla di nuove povertà.

Generate essenzialmente dalla perdita del lavoro. E qui gl’italiani non sono pochi.

Il vostro organico è sufficiente o dei rinforzi sarebbero i benvenuti?

Più che di rinforzi, parlerei di ricambi. Abbiamo una certa età e le forze vanno diminuendo.

Il Comune vi dà una mano?

I servizi sociali municipali ci aiutano soprattutto per districarci nel labirinto della burocrazia e in particolare mediante i “custodi sociali”, operatori professionali che assistono persone e famiglie in difficoltà.

Nel vostro programma di attività c’è solo il fare o trova posto pure il pregare?

S.Teresa di Calcutta premetteva ore di adorazione al Santissimo al servizio caritativo. Noi non abbiamo momenti di preghiera organizzati. Ma sarebbe bello istituirli.

Mi racconti un episodio che le ha toccato il cuore, ripagandola per l’impegno profuso.

Non ce n’è uno in particolare. Il bene complessivamente esercitato costituisce già il centuplo di quanto dato (in tempo, affanno, delusioni…).

La Caritas di S. Rita collabora con le “sorelle” delle parrocchie vicine e con quella diocesana?

A S. Maria Ausiliatrice e a S. Silvestro – parrocchie del Ronchetto – indirizziamo per gli abiti usati. E ricorriamo a Siloe (Servizi Integrati Lavoro Orientamento Educazione), struttura dell’Arcidiocesi ambrosiana, in special modo per la ricerca dei posti di lavoro. Come Caritas S. Rita riusciamo a sistemare qualche badante e alcune collaboratrici famigliari.

Servirebbe una Caritas anche per le povertà spirituali. Forse maggiori di quelle materiali nella nostra cultura e nella nostra società.

Ha ragione. Sarebbe una bella idea.

E in attesa che l’illuminazione (o il sogno?) prenda corpo, Rita si congeda. I poveri la aspettano. Anche i bisognosi di solo affetto.

                                                                                                       Gaetano