Invito alla preghiera

 

La preghiera è in se stessa movimento, verso Dio e verso la sua lode. E il Salterio, mirabile compendio della tradizione orante di Israele, conferma questo principio e lo rende evidente come nessun altro libro della Bibbia. Ogni singolo salmo parla di un cammino, di un tendere dell’uomo a Dio, e alla comunione con lui: esperienza di compimento, dalla quale sgorga prorompente la gratitudine sincera e stupita. Pregare i salmi significa così fare proprio tale movimento; significa lasciarsi raggiungere dall’appello del Signore, che chiama l’uomo all’incontro con sé. La familiarità con i salmi e con la loro spiritualità è salutare, perché consente al cammino di fede (di un singolo e/o di una comunità) di rimanere tale e di vincere la tentazione dell’immobilismo, compiaciuto o indolente, che rende impraticabile la ricerca (autentica) di Dio.

All’interno della variegata compagine del Salterio esistono, in verità, alcuni componimenti che mettono a fuoco in modo ancora più limpido questa tensione, carica di amore e di dedizione, dell’uomo verso il suo Creatore. Questi salmi, invece, aiutano ad apprezzare l’interpretazione di fede della vicenda umana: il cammino dell’uomo dipende – come è ovvio – dalla sua buona disposizione, ma prima di tutto dalla buona disposizione di Dio; un Dio che si lascia volentieri incontrare. L’uomo può mettersi in cammino perché dall’altra parte c’è qualcuno che lo chiama, lo attrae, ne custodisce i passi; e che garantisce a questo “pellegrinaggio” il suo esito felice.

Nel presente contributo vogliamo offrire un’adeguata introduzione ad alcuni di questi salmi, allo scopo di rilevare per quanto possibile i diversi aspetti del cammino dell’uomo verso Dio e di offrire un aiuto a pregare meglio i testi del Salterio che hanno a che fare con questo tema decisivo. I testi scelti come un esempio che può illuminare tutto il Salterio presentano aspetti comuni: al centro è posto un soggetto (individuale o collettivo?), che vive un’esperienza di crisi e che aspira a cercare e trovare rifugio in un luogo (il tempio), o – detto in modo più adeguato – in una relazione, quella con il Signore. Sono testi che descrivono un itinerario, anzitutto dello spirito, che va dalla lontananza all’incontro, dalla disperazione alla gioia, dall’esilio al “ritorno a casa”.