Fonte: Ritae Dicatum dell’ 8 maggio 2022

Quando ho fatto queste due foto questa mattina, non pensavo che dopo qualche ora sarebbe iniziato un tormentone nella mia testa, legato all’anniversario della dedicazione del nostro Santuario, festeggiato il 2 maggio. Il fiore solo, tra i lavori di progettazione del parco, ricorda la posa della prima pietra della chiesa, avvenuta 83 anni fa. Dopo parecchi anni di lavoro, interrotti anche dalla guerra, la costruzione è finita e tante persone hanno iniziato a venire in pellegrinaggio, in visita, a Messa qui a Santa Rita alla Barona. La nostra piccola grande santa sembra quasi tenersi in disparte, in un lato della chiesa e in cripta ma in realtà ci scruta e accompagna con la sua discrezione. Un po’ come una mamma che aspetta il figlio a casa senza farsi vedere e va a dormire solo quando è sicura che è tornato. Un’omelia della giornata mi ha fatto pensare a tutte le persone che sono passate di qui in questi anni. Quanti pensieri, sogni, richieste di grazia, preghiere. E siamo arrivati ad oggi. Dove noi siamo parte di questa chiesa, così non uguali tra noi ma tutti così belli. Come questa foto. Tanti fiori diversi tra loro e tutti con colori vivaci che rappresentano i carismi di ciascuno. Il confronto tra le due fotografie è evidente: la bellezza sta nella comunione, nell’imparare a stare vicini e rispettare lo spazio e la ferita dell’altro. Allora il Signore ci chiama qui, in questo Santuario nel qui ed ora, chiedendoci di mettere da parte la maestosità dei nostri bei petali e usare, se servono, anche le nostre foglie per avere cura del nostro vicino. Quanto sarebbe bello se da oggi ognuno di noi pensasse al fiore accanto e se ne prendesse cura come fa il Piccolo Principe con la rosa. Scriveva Santa Teresina di Lisieux: «[Dio] Mi ha messo davanti agli occhi il libro della natura e io ho capito che tutti i fiori che Egli ha creato sono belli, che lo splendore della rosa e il candore del Giglio non tolgono il profumo della viola o la semplicità incantevole della margherita… Ho capito che se tutti i fiorellini volessero essere rose la natura perderebbe il suo abito di primavera, i campi non sarebbero più brillanti di fiorellini».

Di Daniela Prevignano