Gesù stava attraversando la Samaria, un territorio tra la Giudea e la Galilea, abitato dai samaritani, un popolo che si era diviso dal resto di Israele e considerato dai Giudei eretico, senza Dio.

Gesù è stanco e fa caldo. Si siede su un pozzo e nel frattempo una donna samaritana viene ad attingere acqua. Gesù non esita e le chiede dell’acqua da bere.

Gesù ha sete ma non tanto dell’acqua che la donna le avrà dato in abbondanza. Ha sete del suo cuore, dei tormenti che sia agitano in lei, della sua voglia di vivere che non trova da nessuna parte, neanche cambiando cinque mariti.

Di Madre Teresa si racconta che la sua chiamata tra i più poveri di Calcutta nacque quando, scendendo da un treno, incontrò un povero che le chiese: “ho sete”. È la voce di Gesù, non ha dubbi: “ho sete di te, del tuo amore”. Gesù le chiedeva di dedicarsi ai poveri per sperimentare il Suo amore, l’amore di Cristo che fa nuova la vita.

È lo stesso amore che chiederà alla donna samaritana, che chiede a ciascuno di noi. Gesù ci sfida così. Quando sulla croce, tra i tormenti della morte, urlerà: “ho sete!” dobbiamo immedesimarci con quel soldato che, inzuppata una spugna nel fiele misto all’aceto, gliela accosterà alle labbra. Quel povero soldato, però, non capiva che con quel gesto stava dissetando di amore un Dio, venuto nel mondo per dissetare noi, assetati di verità e di felicità.

Ecco, dunque, la Quaresima: un tempo per godere di Dio che abbraccia noi e noi Lui.