La parola ad Agostino

Quella donna invece si accostò al Signore impura per tornarsene pura; gli si accostò malata per tornarsene guarita.

Si accostò confessando i propri peccati, e se ne tornò professando la propria fede. […]

Se credi che ti sia stato perdonato poco, ami veramente poco.

“Che cosa dunque – si dirà – avrei dovuto fare? Avrei forse dovuto commettere molti peccati perché fossero molte le colpe che il Signore potesse perdonarmi, perché potessi amarlo di più? “[…]

Ebbene, tu che dici di non aver commesso molti peccati, dimmi: perché? Chi ti ha sorretto? Uno ha commesso molti peccati ed e divenuto debitore di molto, un altro invece ne ha commessi pochi in quanto tenuto per mano da Dio. Il primo attribuisce a Dio il perdono dei propri peccati, il secondo gli attribuisce il fatto di non averne commessi molti. Ecco che cosa ti dice il tuo Dio:

“Ti guidavo per me, ti custodivo per me. Perché tu non commettessi adulterio ti mancò chi ti inducesse a farlo e, che sia mancato il tentatore, è opera mia. Non hai avuto il luogo e il tempo: anche questo è stata opera mia. Ci fu il tentatore, non ti mancò il luogo né il tempo: sono stato io a spaventarti perché tu non acconsentissi. Riconosci dunque la grazia di Colui al quale sei debitore anche di non aver commesso il male. Quest’altro mi è debitore del fatto che gli ho perdonato – e tu l’hai visto – il male da lui commesso; anche tu però mi sei debitore del fatto di non aver commesso il male”.

Non c’è alcun peccato commesso da uno che non possa commetterlo anche un altro, se manca la guida dalla quale è stato fatto l’uomo. ( Disc.99)