LA VOCE DEI GIOVANI

La vita che ricomincia, all’improvviso

 

Gennaio. Tempo di interrogazioni, tempo di compiti in classe. Un amico mi ha inviato quello che scrivono i ragazzi nei compiti di religione.

“Viviamo in un tempo di confusione in cui non c’è più nulla di certo e ci domandiamo perfino se abbia senso stare al mondo: come Caino abbiamo paura di non essere amati e non capiamo più nulla”.

“Tutto crolla: la politica, la società, la fede. Non ci si può più rifugiare in niente perché niente è sicuro e questo, anche se non lo diciamo, ci fa stare male terribilmente”.

“Per questo anche i discorsi della Chiesa sono appunto discorsi: ce li ripetono fin da quando siamo bambini e anch’io qualche volta li ho ripetuti, ma poi cresci, vuoi vivere, smettere di soffrire e quando dici queste cose al tuo prete o ai tuoi catechisti ti guardano in un modo assurdo. Come persone che abbiano smesso di desiderare”.

“Io penso che gli Ebrei ci stessero bene in Egitto e che Mosè non sia altro che quella voce fastidiosa che a volte senti dentro e che ti dice: questa schiavitù non è alla tua altezza. Questa canna non è alla tua altezza, questo sesso non è alla tua altezza, questi amici non sono alla tua altezza… io lo capisco il Faraone… deve essere stato fastidiosissimo avere a che fare con uno così”.

“Quando l’anno scorso sono andata al gay pride io lo sapevo che lei lo sapeva e mi domandavo quando mi avrebbe fatto la predica. Poi un giorno lei mi si è avvicinato e mi ha detto che a volte i desideri si urlano, altre volte si pregano. E io sono rimasta lì come una deficiente. Perché a tutto avevo pensato tranne che al fatto che l’amore e il bene si potessero chiedere. Da allora alla sera mi ritrovo a pregare e a pensarla. Lei non mi ha condannato, ma mi ha impedito di farmi del male. E questo proprio non me lo aspettavo”.

“Tutto ricomincia, sempre. Sei tu che hai gli occhi dall’altra parte e, pieno della tua rabbia e del tuo dolore, non vedi più niente”.

“In questi mesi siamo cambiati e il perché è molto semplice: in questa scuola abbiamo incontrato qualcosa. Già… la scuola… dove nessuno vuole venire, ma dove invece tutto può succedere!”.

“Io non so quale sarà il futuro del mondo, se in Palestina ci sarà la pace o i miei si rimetteranno insieme. Quello che so è che ho cominciato a desiderare di partire, di andare. Come gli Ebrei anch’io ho scoperto che il deserto non è uno spazio vuoto, ma un luogo inesplorato dove ritrovare se stessi”.