Pubblichiamo il testo in italiano della Lettera del Priore Generale per la Giornata della Vita Consacrata.

Cari fratelli e sorelle,

vi scrivo a nome mio e a nome del Consiglio Generale per condividere il profondo sentimento di Pace, Grazia e Amore che Gesù ci ha portato e di cui rinnoviamo la testimonianza, la fede e la vita in questa Giornata Mondiale della Vita Consacrata.

Stiamo vivendo un momento di crisi. La pandemia di Covid-19 condiziona drammaticamente il mondo che conosciamo, i costumi, i modi di vivere. Siamo rimasti sorpresi da una situazione che sfugge a ogni anticipazione e che scuote profondamente le nostre sicurezze. Tutto ne è stato influenzato. Anche la vita religiosa. È tempo di morte e di vita; di dolore e domande; di sfide e decisioni. Credo che siamo in un tempo di cambiamento, in un vero crocevia della storia. Come ci ricorda il Papa, “è un momento in cui sia le nostre categorie che i nostri modi di pensare vengono scossi e le nostre priorità e stili di vita vengono messi in discussione […]. La domanda è se usciremo da questa crisi e, in tal caso, come. La regola di base è che non si esce mai da una crisi allo stesso modo. Se esci, esci meglio o peggio; ma mai lo stesso” (Papa Francesco, Sogniamo insieme. La strada per un futuro migliore. Barcellona 2020, 1). Che ci piaccia o no, siamo protagonisti, non semplici spettatori. Nelle opzioni del presente rischiamo il nostro futuro come Ordine. E queste opzioni dovrebbero portarci a decisioni anche drastiche.

In questi mesi, in un modo o nell’altro, siamo stati costretti a interrogarci sulla nostra vita personale, comunitaria e di circoscrizione, sul nostro apostolato e su come vivere il servizio alla Chiesa. Ci siamo resi conto che, a volte, abbiamo costruito sulla sabbia e non sulla solida roccia

che è Cristo (cfr Mt 7,21-29). E come abbiamo trasformato le nostre illusioni in realtà che non sono sempre importanti. Così, la mondanità, l’individualismo, la routine e, in definitiva, l’egoismo sono cresciuti nell’Ordine. Questi sono indicatori che il sale perde il suo sapore (Mt. 5,13). Questa è la chiave della crisi vocazionale e segna l’urgenza del cambiamento.

Adesso siamo più consapevoli della necessità del profondo rinnovamento per accogliere la novità che viene dallo Spirito nel vivere il nostro carisma: così suggestivo, così attraente, così esigente, così attuale. Il carisma agostiniano non è un insieme di citazioni di sant’Agostino o dei santi dell’Ordine, ma un modo di essere cristiani, con tutta la sua radicalità interiore (santità) ed esteriore (missione). Un cammino verso la pienezza della vita cristiana e la perfetta carità (cfr Costituzioni, l ). È vero che nessuno può sapere cosa ci riserverà il futuro, ma possiamo entrare “in una nuova immaginazione di ciò che è possibile”. Non è un processo facile, né risolvibile in un attimo: è lungo, complesso, profondo. Ma è urgente e necessario. Non può essere posticipato, non può essere ignorato. E colpisce tutti: religiosi e religiose, laici, comunità, circoscrizioni, Ordine. Abbiamo l’obbligo di ripensare la nostra realtà di agostiniani nella Chiesa e nel mondo. È quanto ci chiede il Papa, al quale ribadiamo la devozione e la singolare fedeltà propria del nostro Ordine (cfr Costituzioni, 3). Ci invita a non avere paura.

La considerazione del momento presente dovrebbe portarci fuori da noi stessi e dalle nostre “credenze particolari” e portarci a comprendere e vivere il nostro incontro con Cristo in modo più coerente e quindi più rischioso. “Questo è il momento di sognare in grande, di ripensare le nostre priorità – cosa apprezziamo, cosa vogliamo, cosa cerchiamo – e impegnarci per i piccoli e agire secondo ciò che abbiamo sognato” (Papa Francesco, Sogniamo insieme, 6). Il momento che stiamo vivendo ci offre la possibilità di trasformare i cuori induriti dall’egoismo. Vi invito a rivedere con serietà e profondità diversi elementi della nostra vita e delle nostre strutture, per percorrere un cammino di rinnovamento e di speranza. Tre opzioni mi sembrano particolarmente urgenti, che propongo alla vostra considerazione.

  • Opzione per la vita. Il mondo sta cambiando rapidamente e con grandi squilibri. Sono terminati una serie di sistemi che hanno portato a una crisi umanitaria, esistenziale e di valori. Avanza inesorabilmente quella che san Giovanni Paolo II chiamava la “cultura della morte” (cfr Lett. Enc. Evangelium vitae) e vengono approvate leggi sull’aborto e sull’eutanasia, che toccano direttamente l’esistenza dei più fragili e vulnerabili in entrambi gli estremi della vita: sia i nascituri che gli anziani e gli incurabili. Inoltre si creano e si consolidano vere e proprie “strutture di peccato” contro la vita, che rendono possibili squilibri, ingiusta distribuzione della proprietà, attentati ai diritti umani, il dramma dei migranti e dei rifugiati, le conseguenze della crisi finanziaria, climatica e sanitaria. Noi agostiniani, che abbiamo fatto voto di povertà, dobbiamo “guardare” ai poveri senza ridurli a un concetto o una categoria economica e sociale. Per questo non solo abbiamo l’obbligo di denunciare il male strutturale della nostra società e dei suoi falsi modelli di produzione, consumo e sviluppo, ma, allo stesso tempo, è urgente proporre nuovi cammini basati sul Vangelo (cf. Costituzioni, 73). Tutti noi siamo chiamati a prenderci cura dei più fragili della terra (Papa Francesco, Esortazione apostolica Evangelii gaudium, 209).

Per questo chiedo a ogni fratello e sorella e a tutte le circoscrizioni dell’Ordine di essere decisamente coinvolti nella difesa della vita e della loro dignità, con tutto ciò che significa e implica.

  • Opzione per la fraternità. In linea con quanto ci dice magnificamente Papa Francesco: “Spero che in quest’epoca in cui viviamo, riconoscendo la dignità di ogni persona umana, possiamo far rinascere un desiderio mondiale di fratellanza tra tutti. [… ] Nessuno può affrontare la vita da solo. [… ] Abbiamo bisogno di una comunità che ci supporti, che ci aiuti e in cui ci aiutiamo a vicenda per guardare avanti. Quanto è importante sognare insieme! [… ] Da solo corri il rischio di avere miraggi, in cui vedi ciò che non c’è; i sogni si costruiscono insieme” (Papa Francesco, Lettera enciclica Fratelli tutti, 8). Se noi agostiniani ci siamo riuniti per avere una sola anima e un solo cuore protesi verso Dio (cfr. Regola 1,3), dobbiamo essere maestri di comunione e creatori di unità. Avere una mente aperta e un senso di Ordine mi sembrano essenziali in questo momento. Per questo nazionalismi, provincialismi e localismi sono un attacco all’unità e costituiscono una infedeltà alla propria vocazione. Non c’è spazio per la discriminazione basata sulla nazionalità, razza o cultura, e non c’è spazio per l’egoismo. Ricordo che professiamo per l’Ordine. È anche necessario avanzare nel rafforzamento della struttura comunitaria (un grave problema nell’Ordine è causato dalla proliferazione di comunità eccessivamente piccole). È inoltre necessario promuovere la collaborazione tra le circoscrizioni.

* Opzione per un rischio creativo. Ogni rinnovamento nella Chiesa consiste essenzialmente nel rafforzare e vivere la fedeltà alla propria vocazione (cfr Concilio Vaticano II, Decreto Unitatis redintegratio, 6). Siamo stati chiamati a seguire Cristo da vicino nel carisma agostiniano; la nostra storia personale e anche come Ordine è una storia d’amore che dà senso a chi siamo e a ciò che facciamo. “Non si comincia ad essere cristiani per una decisione etica o una grande idea, ma piuttosto attraverso l’incontro con un evento, con una Persona, che dà un nuovo orizzonte alla vita e, con essa, un orientamento decisivo” (Benedetto XVI, Lettera enciclica Deus caritas est, 1). Chi incontra Cristo condivide la sua radicale novità e si apre alla Buona Novella, assumendosi la responsabilità di annunciarla, di testimoniarla. Questo annuncio porta con sé l’invito a condividere la gioia, che attrae proprio perché è così entusiasta. Abbiamo forse perso la freschezza del Vangelo? Come e qual è la nostra risposta vocazionale? Lo Spirito Santo è come un forte vento che scuote tutta la casa (cfr At 2,2) e dobbiamo custodirlo ogni giorno nel nostro cuore (cfr Sant’Agostino, Discorso 272B, 9). È tempo di consentire un’esperienza spirituale profonda e trasformativa. Non siamo sull’orlo del baratro, ma piuttosto a un bivio storico che richiede da noi coerenza e una risposta coraggiosa e onesta. Il tempo in cui viviamo contiene un insegnamento di Dio, una chiamata a uscire dal conosciuto, dalla sicurezza, dall’inerzia, un invito a cambiare sguardo, a fermare una volta per tutte la ripetizione insistente e abituale, a superare la paura di cambiamento e sospetto del nuovo. Seguire Gesù implica muoversi verso l’ignoto, senza paura o smarrimento. Mi auguro che riflettiamo su questo e, nel dialogo, possiamo specificare le opzioni di rinnovamento ai diversi livelli (personale, comunitario, di circoscrizione e di Ordine).

Cari fratelli e sorelle, non siamo soli. Uniti in Cristo, siamo un’unica umanità, camminiamo nella stessa carne umana e siamo figli di questa stessa terra che ci ospita tutti, ciascuno con la ricchezza della sua fede o delle sue convinzioni, ciascuno con la propria voce, tutti fratelli (cfr Papa Francesco, Lettera enciclica Fratelli tutti, 8). In questo momento della storia, uniti come agostiniani, come Chiesa, come umanità che cerca e anela, diciamo insieme al nostro Padre Sant’Agostino, con una sola voce: “Signore mio Dio, mia unica speranza, esaudiscimi e fa’ sì che non cessi di cercarti per stanchezza, ma cerchi sempre la tua faccia con ardore. Dammi Tu la forza di cercare, Tu che hai fatto sì di essere trovato e mi hai dato la speranza di trovarti con una conoscenza sempre più perfetta. Davanti a Te sta la mia forza e la mia debolezza: conserva quella, guarisci questa. Davanti a Te sta la mia scienza e la mia ignoranza; dove mi hai aperto, ricevimi quando entro; dove mi hai chiuso, aprimi quando busso. Fa’ che mi ricordi di Te, che comprenda Te, che ami Te. Aumenta in me questi doni, fino a quando Tu mi abbia riformato interamente” (Sant’Agostino, La Trinità, 15,28,51).

Il Signore ci benedica e San Giuseppe, patrono dell’Ordine, ci protegga. Un augurio a tutte le sorelle e fratelli per il giorno della Vita Consacrata.

Roma, 2 febbraio 2021

P. Alejandro Moral Anton
Priore Generale O.SA.