l’ Unzione degli Infermi : un Sacramento da riscoprire
Non dobbiamo riscoprire solo i borghi rinserrati nelle vallate o le spiagge cromate dalla sabbia fluorescente (esistono alle Maldive). Anche taluni sacramenti vanno rivalutati. Come quello dell’Unzione degl’ infermi ( o Sacra Unzione), che è stato amministrato in forma solenne nel nostro santuario il 6 maggio scorso e che ritorna d’ attualità in occasione della “ Giornata della Terza Età” Un tempo esso veniva chiamato Estrema Unzione ( o Viatico) e lo ricevevano quasi soltanto i morimondi ( o presunti tali ). Ma all’ inizio della Chiesa non era così. San Giacomo lo cita nelle sue esortazioni. Allora, che le medicine lasciavano a desiderare, veniva chiamato il farmaco per eccellenza. Dall’ effetto sicuro.
Per definire la sua involuzione e poi il suo rilancio, ne parliamo con padre Francesco Maria Giuliani, brillante neo parroco.
– L’ Estrema Unzione, che tanto faceva tremare, è diventata Unzione degl’ infermi. È cambiato il sacramento ?

No. Siamo ritornati agli albori del cristianesimo, quando questo sacramento veniva dato ai malati, non solo ai morenti. Nel corso dei secoli, poi, soprattutto dopo il Tridentino, è un po’ mutata la sua applicazione, divenendo accompagna-mento al trapasso. Invece, è innanzitutto sacramento di guarigione e di sollievo, fisico e spirituale. Il suo primo fine è pregare per il ristabilimento della persona.
– Si può ricevere più volte ?

Certo. Ma per malattia o condizione diversa. Se uno, per esempio, l’ ha ricevuto per una polmonite ed è guarito, ne può beneficiare ancora se si riammala.

– Lo può amministrare soltanto il sacerdote ?

Affermativo.

– Alcuni lo hanno definito il sacramento della Terza, Quarta età…….
I latini sentenziavano che la vecchiaia è una malattia per se stessa. Dunque, in un certo senso, l’ attribuzione calza.
Perciò, cari anziani, richiedetelo senza paura.

Non è presagio di morte, ma fortifica nella vita