…Maria, dalla quale è nato Gesù

“Buone Feste” ci si dice ormai ovunque. Ma di che sa? Di quali feste si parla? Invece l’augurio che ci facciamo è «Santo Natale». Ci auguriamo una festa di natività, di rinascita a nuova vita perché qualcosa di realmente nuovo è germogliato. Dio nasce dalla terra.

Oggi è nato per noi il Salvatore

Il nostro più grande problema è che neppure lo aspettiamo più, un salvatore, così stanchi e disillusi come ci poniamo in un presente deludente. Corriamo senza più sapere dove stiamo andando, costretti non sappiamo più da chi o cosa, pensando di sostenere un sistema che si autoalimenta. In questo quadro viene Gesù Bambino. Chiede di prendersi cura di lui. Un bambino scombina tutto nella famiglia in cui nasce, non puoi più continuare come prima. “Buon Natale” dunque è l’augurio che questo divino bambino sconvolga i tuoi stravolgimenti e ti riporti a casa.

Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: Non temete

Certo, più comodo augurarsi “Buone Feste” e relegare tutto nella figura sorridente e pacioccona di babbo Natale, assolutamente più innocuo. Questo bambino – paradosso dei paradossi – è un pericolo per tutte le bugie che ci rassicurano.

Te Deum Laudamus

L’ultimo dell’anno ringrazieremo Dio per quanto ci ha dato. Forse, prima e dopo ci lamenteremo per quanto non ci dà. E se ci mettessimo davvero la fede? Se ci disponessimo completamente in atteggiamento di fiducia, come bambini? No, non riusciamo. Ecco il genio di Dio: lui bambino, noi genitori responsabili di farlo crescere bene. Un nuovo anno di vita, per non trascurare Gesù che dà la vita.

Grazie, Dio piccino, di venire ancora quaggiù da me. Grazie di volermi ancora.
Grazie di credere in me, di farti adottare da noi. Perché hai scelto proprio me?
Perché tanta fiducia in me, che neppure di me so fidarmi? Eppure, e dunque,