Gli Agostiniani

 La Famiglia Agostiniana – come anche gli altri Ordini di fraternità apostolica: Francescani, Domenicani, Serviti… – ha una varietà di forme di vita e una varietà di attività apostoliche, che ha assunto lungo i secoli per andare incontro alle necessità della Chiesa e dell’uomo, e per adattarsi ai tempi e alle culture.

Un Carisma

E’ sostanzialmente lo stile quello che la caratterizza appunto come “agostiniana”, non una determinata forma di vita o di apostolato. Ogni forma di vita e ogni tipo di apostolato è confacente alla Famiglia Agostiniana, purché sia vissuto con spirito agostiniano, cioè nel rispetto di quei valori che sono alla base della vita religiosa agostiniana, come ce l’ha insegnata S. Agostino.

Così può essere pienamente agostiniano il parroco insonne della periferia di Roma e la monaca di un monastero di clausura, la suora che lavora in un asilo o in una casa per anziani e il missionario dell’Indonesia o dell’Africa, il professore in una università americana e la maestra in una scuola delle Ande peruane, l’infermiera di un ospedale e il laico o laica che si impegna nella propria parrocchia. In una parola l’agostiniano e l’agostiniana si qualificano nella Chiesa soprattutto per quello che sono, più che per l’attività che svolgono.

I valori

Le Costituzioni dell’Ordine propongono una priorità di valori e conseguentemente anche di interessi e di iniziative, dettata dalla natura della vita religiosa agostiniana e del tipo di servizio che da oltre 700 anni l’Ordine presta alla Chiesa. E’ una scala di criteri che l’agostiniano, qualunque sia il genere di attività che è chiamato a svolgere, deve rispettare se vuol veramente realizzarsi secondo la scelta fatta:

  • la consacrazione a Dio mediante i voti religiosi, che è la sorgente della vita comunitaria e dell’attività apostolica;
  • il culto divino, specialmente quello liturgico;
  • la perfetta vita comune;
  • l’impegno comunitario e individuale per lo sviluppo dellavita interiore e per lo studio;
  • l’attività apostolica conforme alle necessità della Chiesa;
  • la dedizione al lavoro tanto manuale che intellettuale, per il bene della comunità.

L’esercizio dell’apostolato nasce come esigenza di trasmettere agli altri la propria ricchezza spirituale; ricchezza che si acquista nella comunità e che per mezzo della comunità si trasmette agli altri.

La radice agostiniana

 Tutti abbiamo sentito parlare di S. Agostino, genio dell’umanità e santo tra i maggiori che abbia avuto la storia del cristianesimo, vissuto dal 354 al 430 dell’era cristiana. E sappiamo che fu un convertito. Ritrovò la fede cattolica che aveva perduto – e con essa la pace interiore – dopo una lunga serie di errori, di fallimenti, di delusioni, di ansiosa ricerca, di disperazione. Il celebre libro delle Confessioni offre una testimonianza viva del suo drammatico cammino interiore e spirituale.

Raggiunto finalmente, con l’intelligenza e il cuore, il Dio-verità, che per tanti anni aveva cercato affannosamente, Agostino non si accontenta di ricevere il battesimo e di diventare un buon cristiano, ma si dona completamente alla Verità ritrovata decidendo, insieme ai suoi amici che lo avevano seguito nel cammino dall’errore alla verità, di consacrarsi a Dio. Riceve il battesimo da S. Ambrogio, a Milano, nel 387 e ritorna in Africa per mettere in atto il suo proposito.

“Ricevuta la grazia battesimale – è il suo biografo S. Possidio che racconta – decise di tornare con altri concittadini e amici suoi, postisi come lui al servizio di Dio, in Africa, alla propria casa e ai propri campi. Là giunto, dopo essersi liberato dei suoi beni, vi dimorò circa tre anni, e viveva per Dio insieme a chi si era unito a lui, nel digiuno, nella preghiera, nelle opere buone, nelle meditazioni, di notte e di giorno, della legge del Signore. Le rivelazioni che Dio faceva alla sua intelligenza durante le meditazioni e le preghiere, egli le manifestava e ne istruiva i presenti e gli assenti, con discorsi e con libri” (3,1-2).

Nel 391 riceve il sacerdozio contro il suo desiderio, solo per andare incontro alle necessità della Chiesa. Ma chiese ed ottenne dal vescovo di costituire una comunità nell’orto dell’episcopio, per poter continuare a vivere con i suoi compagni, pur dedicandosi al ministero sacerdotale. E anche quando divenne vescovo (395), e poi per tutta la vita, visse da monaco, pur assillato dalle tante occupazioni pastorali, e propagò con ogni mezzo la vita religiosa in tutta l’Africa cristiana. Istituì anche dei monasteri di serve di Dio, del primo dei quali fu superiora per molti anni una sua sorella.

Alla sua morte (430), continua il biografo, Agostino “lasciò alla Chiesa monasteri maschili e femminili, pieni di servi e serve di Dio, con i loro superiori, insieme a biblioteche ben fornite di libri” (31,8). Le invasioni dell’Africa romana da parte prima dei Vandali e poi degli Arabi distrussero le fondazioni monastiche agostiniane in Africa; però contribuirono a farle trapiantare in Spagna, in Francia e nell’Italia meridionale, fino a che l’epoca buia del medioevo non stese un velo di silenzio sulla loro storia.

La radice apostolica

 Nel marzo del 1256 a Roma, presso la chiesa di S. Maria del Popolo, si riuniscono, per volere di papa Alessandro IV, i delegati di tutti i monasteri degli istituti eremitici e di altri istituti di minore consistenza, in numero di circa 360 persone. Alla presenza dell’inviato del papa ascoltano e accettano la volontà del pontefice di unirsi giuridicamente per costituire un unico grande Ordine, l’Ordine degli Eremitani di S. Agostino. Nasce così ufficialmente la famiglia religiosa agostiniana, che viene annoverata tra gli Ordini “mendicanti” o “di fraternità apostolica”, sul modello dei Francescani e dei Domenicani, già sorti da alcuni decenni e approvati dalla Chiesa.

Lo scopo che si prefisse la S. Sede nell’approvare e costituire gli Ordini di fraternità apostolica fu quello di unire alla professione dei consigli evangelici l’apostolato diretto in mezzo al popolo di Dio, allora particolarmente bisognoso di un’autentica testimonianza cristiana, di evangelizzazione e di cura pastorale. In questi termini Giordano di Sassonia, uno scrittore spirituale agostiniano del sec. XVI, enuncia la motivazione dell’intervento della S. Sede del 1256:

Affinché i frati di questa santa religione(cioè gli eremiti agostiniani), raccolti e riuniti nella Chiesa di Dio, potessero produrre frutti come gli Ordini dei frati Predicatori e dei frati Minori… il papa Alessandro IV ordinò che questi frati si dovessero trasferire nelle città e in queste avere conventi e facessero frutti di bene con la parola della dottrina e della predicazione, con l’esempio di una vita santa e con l’attività dell’ascolto delle confessioni in mezzo al popolo di Dio“.

L’Ordine Agostiniano veniva a caratterizzarsi così per uno stile di vita che è al tempo stesso contemplativa e apostolica, dedito alla ricerca di Dio nello studio e nella vita comune, con lo scopo di trasmettere al popolo di Dio la verità ricercata e trovata. In questo modo vengono a convergere in mirabile unità: la ricerca della verità e la vita comune di Agostino, la vita contemplativa degli eremiti, l’azione apostolica, nelle sue varie forme, esigite dalle necessità della Chiesa. Sono queste ancora oggi le linee essenziali dello stile di vita della famiglia agostiniana e della sua spiritualità.

La radice contemplativa

 La spiritualità della famiglia agostiniana, oltre che da Agostino, trae la sua origine e fisionomia, come seconda radice, anche dall’esperienza eremitico-contemplativa di alcuni istituti religiosi sorti nei secoli XII-XIII nel clima di risveglio spirituale ed ecclesiale dell’epoca.

Queste fondazioni, che avevano adottato la regola di S. Agostino e ne vivevano la spiritualità, avevano i loro romitori situati poco lontano dai centri abitati: i loro membri, costituiti da laici e sacerdoti, conducevano una vita di preghiera e di aspra penitenza, erano però in stretto contatto con il popolo anche senza averne la diretta cura pastorale.

I principali di questi istituti eremitici erano:

  • gli Eremiti di S. Agostino della Tuscia, diffusi soprattutto in Toscana, nel Lazio superiore e zone limitrofe. I loro monasteri, originariamente indipendenti l’uno dall’altro, nel 1244 furono dalla S. Sede riuniti in un’unica organizzazione;
  • gli Eremiti di Brettino o Brettinesi, così chiamati dalla località situata presso Fano, nelle Marche, ove sono sorti agli inizi del 1200; diffusi soprattutto nelle Marche, ma anche in Romagna, Veneto e Umbria, ricevettero la regola di S. Agostino nel 12…; 

  • gli Eremiti di Giovanni Bono o Giamboniti, fondati da S. Giovanni Bono e diffusi nell’Italia centro-settentrionale.