Vita di S. Rita da Cascia 

Brevi cenni a cura di P. Giovanni Marchesotti 
rivisti e adattati da P.Giancarlo Ceriotti 

S. Rita nacque a Roccaporena di Cascia (Perugia) nel 1381.
Roccaporena, Cascia: due località sperdute in mezzo all’ Appennino Umbro e quasi soffocate, benché a circa 700 metri d’altezza, dalle numerose cime circostanti, tutte oltre i mille metri; due località sconosciute, oggi note in tutto il mondo.
Dei genitori di Rita poco sappiamo: Antonio Mancini e Amata Ferri, chiamati ” Pacieri di Cristo “, avrebbero avuto la loro unica figlia dopo 12 anni di matrimonio.
Sulle scarne notizie storiche si è inserita la tradizione delle api bianche che ronzano inoffensive intorno alla sua culla e depongono il miele nella boccuccia della bambina. Comunque le api bianche esistono ancora, quasi sempre nascoste in caratteristici buchi del muro del Monastero di Cascia che fa pure da sostegno al pergolato formato dalla vite prodigiosa.
A 18 anni di età, quindi nel 1399, fu data in sposa a un certo Paolo di Ferdinando che viene comunemente dipinto come un tipo violento, conquistato ben presto dalla paziente bontà di Rita.
Il matrimonio fu rallegrato dalla nascita di due figli, molto probabilmente due gemelli dai probabili nomi di Giacomo Antonio (o Giangiacomo?) e Paolo Maria.
Il trascorso burrascoso di Paolo di Ferdinando non fu tuttavia dimenticato dai molti nemici che s’era creati, forse per conto del signorotto di Collegiacone (un castello a metà strada tra Cascia e Roccaporena, a mezza costa della catena montuosa), alle cui dipendenze avrebbe talvolta combattuto in azioni non tutte precisamente di guerra: e un brutto giorno giunse la triste notizia che Paolo di Ferdinando era stato assassinato.
Era probabilmente l’anno 1417:a 36 anni Rita si ritrovava vedova con due figli dell’età di 18 anni che lasciavano trasparire nei loro volti i foschi disegni di vendetta che maturavano nei loro cuori.
Chi arriva da Cascia a Roccaporena, solo da pochi anni da comoda strada asfaltata o, come ai tempi di S. Rita, costeggiando il torrente Corno, si trova improvvisamente di fronte ad un ostacolo naturale: un masso, una specie di scoglio isolato dalle alture circostanti, ripido, dalla forma di uno schioppo puntato verso il cielo.
E’ il luogo dove Rita andava a pregare, a chiedere a Dio un po’ di conforto nel suo dolore di madre e di vedova.
Che i suoi figli non spargessero il sangue dei sicari che avevano ucciso suo marito!
Oggi uccisori, domani forse uccisi… Quando si sarebbe spezzata la spirale dell’odio?
“ Signore, piuttosto prendili con te! “
E la preghiera di questa madre eroica fu esaudita. Altre due croci accanto alla croce eretta sulla tomba del marito nel piccolo cimitero di Roccaporena e la pesante croce della solitudine sulle spalle di Rita.
Ma quell’anno stesso, il 1417, Rita andò a bussare alla porta del Monastero delle Agostiniane di Cascia (detto di S. Maria Maddalena) per essere accolta come novizia.
Ci ritornò altre due volte ma le fu sempre risposto che era impossibile, che la sua domanda non poteva essere accolta per rispettare le antiche tradizioni (o regole?) che proibivano di accogliere tra le spose di Cristo coloro che non erano più vergini.
Ma una mattina Rita s’accorse che il sogno, durante il quale le era sembrata di essere trasportata dai suoi santi protettori: S. Giovanni Battista, S. Agostino e S. Nicola dalla sua casetta al monastero di Cascia, era una meravigliosa realtà.
Le Monache Agostiniane, scese a pregare, la trovarono in ginocchio in mezzo al coro. Era evidente che le antiche tradizioni potevano anche non essere rispettate.
E Rita , a 36 anni , diventò Monaca Agostiniana.
Le perplessità delle monache ad accoglierla dipendevano probabilmente dal timore che venissero portate all’interno della comunità le tensioni e le contese del mondo esterno.
La richiesta di pacificare gli animi, cosa che Rita attuò effettivamente, era un segno vivo e autentico di perdono, di sincerità, di amore.
L’entrata “miracolosa” si deve attribuire alla preghiera perseverante e fiduciosa al Signore, mediante l’intercessione dei suoi tre Santi Protettori: Giovanni Battista,Agostino e Nicola da Tolentino.
Dei 40 anni che Ella trascorse nel Monastero di Cascia, i primi 25 non registrano fatti particolari, se non la prova di ubbidienza alla quale fu sottoposta durante l’anno di noviziato, quando la Superiora le ordinò di innaffiare regolarmente un sarmento, il quale inaspettatamente attecchì e a suo tempo produsse ottima uva.
Verso il 1441 (o poco dopo) quando Rita aveva circa 60 anni, arrivò a Cascia per tenere le sue infuocate prediche sulla passione di Cristo il francescano Giovanni della Marca (1349-1456), emulo di S. Bernardino da Siena, che ebbe fra le più assidue ascoltatrici le Monache Agostiniane (allora non vigeva l’attuale stretta clausura).
Rita rimase talmente colpita dalle prediche che chiese a Gesù, ai piedi di un crocifisso dipinto sul muro del romitorio, esistente (allora come adesso) nell’orto del Monastero, di soffrire tanto per Lui.
Fu allora che una spina staccandosi dalla corona di spine del Crocifisso la colpì in fronte producendole una ferita ribelle ad ogni cura che la fece soffrire per gli altri 15 anni di vita, (di qui l’origine della pratica dei 15 giovedì in onore della Santa).
Non piccola sofferenza fu l’isolamento dalle consorelle per via della piaga che aveva in fronte.
E quando, nel 1450, chiese di andare in pellegrinaggio a Roma per acquistare le indulgenze dell’Anno Santo, il permesso le fu negato, a meno che quella piaga non scomparisse. E la ferita si rimarginò e Rita s’incamminò a piedi verso Roma, all’età di 69 anni, insieme ad alcune consorelle.
Si dice che appena partita abbia gettato nel Corno il denaro consegnatole per le necessità del viaggio, in modo da aver maggiori occasioni di mortificarsi chiedendo l’elemosina.
Durante l’ultimo inverno della sua vita (1457), alla cugina che le chiedeva se avesse bisogno di qualcosa, espresse il desiderio di avere una rosa e alcuni fichi da cogliere nell’orto della sua casa di Roccaporena. Vaneggiamento d’una febbricitante?
In mezzo alla neve era veramente sbocciata una rosa ed erano maturati due fichi succosi.
Rita, la santa delle rose, degli impossibili, dei casi disperati, morì il 22 maggio 1457, all’età dì 76 anni.
Urbano VIII che promulgò una legislazione più rigorosa in materia di canonizzazioni, dichiarò Rita «beata» il 22 Maggio 1628, ma fu soltanto nel 1900 che fu promulgato (24 maggio) da Papa Leone XIII il decreto di canonizzazione.
Per più di quattro secoli quasi ignorata da tutti, S. Rita in 50 anni ha conquistato il mondo intero.

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