Vita delle parrocchie, liturgia, sinodalità, ma anche indicazioni sulle prossime elezioni. L’Arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, affronta un ampio ventaglio di temi nella sua prima lettera pastorale
“Vieni, ti mostrerò la sposa dell’Agnello”
che contiene le priorità per il nuovo anno pastorale. La lettera è inviata ai preti e a tutti i cristiani della diocesi.
“L’avvicinarsi di consultazioni importanti per le istituzioni politiche e amministrative offre un’occasione per riflettere. I cristiani – afferma Delpini – non possono sottrarsi al compito di praticare abitualmente il discernimento”.
Rivolgendosi ai sacerdoti e ai laici impegnati nelle 1107 parrocchie della diocesi, fra le pagine l’arcivescovo suggerisce di non essere schiavi “dell’efficienza organizzativa” e invita a “una qualche semplificazione dei calendari” per non perdere l’essenziale: “Alla contemplazione dell’opera di Dio deve ispirarsi il nostro cammino di Chiesa nel tempo”.
Mons. Delpini indica poi la parola chiave per questo nuovo anno: sinodalità. “Un’attenzione che deve dare forma a tutta la vita della Chiesa.
La sinodalità infatti è opera dello Spirito che dei molti fa una cosa sola”.
Ma, si domanda Delpini cosa rende praticabile “l’esercizio della sinodalità a uomini e donne tentati da individualismo, protagonismo, inerzia, rassegnazione, mutismo, confusione? La sinodalità è una disciplina dell’agire pastorale”. E permette di evitare “di dividersi in fazioni e di isolarsi in aggregazioni autoreferenziali”.
Per arrivare a questo obiettivo, il neo arcivescovo di Milano indica tre priorità:
“La celebrazione della messa domenicale deve essere un appuntamento desiderato, preparato, celebrato con gioia e dignità”, affinché “il celebrare sia alimento per il vivere”.
“Deve essere favorita anche la preghiera feriale” ed “è opportuno che la chiesa rimanga aperta per quanto possibile”.
Poi il rapporto tra giovani e fede. Scrive l’Arcivescovo: “potrebbe essere opportuno promuovere qualche momento diocesano per proporre ai giovani disponibili forme ordinarie di discernimento vocazionale e stili praticabili di testimonianza”.
Centrale anche il rapporto tra fede e cultura. “Nella complessità del nostro tempo coloro che condividono la mentalità e i sentimenti di Cristo hanno la responsabilità di testimoniare come le fede diventi cultura, proponga una vita buona, desiderabile per tutti”. Nella lettera, dunque, l’arcivescovo richiama l’attenzione sulle prossime “consultazioni importanti”: il Referendum per l’autonomia, le elezioni politiche, regionali e nazionali e indica anche quali sono gli ambiti in cui deve esercitarsi il discernimento dei cristiani: la generazione (“famiglia, figli, nonni”), la solidarietà (“logica di inclusione, a partire dalle tante periferie che le nostre società generano»), l’ecologia integrale («legando cura dell’ambiente a quella dell’uomo”) e del dialogo (“secondo la logica del meticciato”, utilizzando un’espressione cara al predecessore card. Scola), primato della trascendenza (“senza la quale non c’è fondamento al legame sociale”).
La lettera “Vieni, ti mostrerò la sposa dell’Agnello” (32 pagine) è edita dal Centro Ambrosiano.