Quindici minuti con Dio (nel tabernacolo)
rallegrano il mio io

Quindici minuti al giorno. Sono la durata di alcuni inserti pubblicitari che ci sorbiamo davanti alla televisione. E se li impiegassimo ad ogni sorger del sole per una meditazione davanti al tabernacolo?

Clara, impiegata di banca, passa in una chiesa del centro di Milano al mattino e alla sera. Prima e dopo il lavoro. “Alle 8 metto nelle mani di Dio la mia giornata. Con la stupenda, e poco conosciuta, offerta al Cuore di Gesù. Dopo lo stress dell’ufficio, mi rilasso con alcune preghiere della tradizione cattolica”. In tutto un quarto d’ora. Che vale oro nel ripetersi meccanico, obbligato e scarsamente emozionante, di gesti e parole.

Paolo studia medicina. Con alcuni compagni si trova tutte le mattine nella chiesetta che adorna la cittadella sanitaria del Policlinico ambrosiano. Loro recitano l’ufficio dei laici. E al termine delle lezioni, nel pomeriggio, chi può si ferma a recitare il Rosario. “Preghiera ripetitiva?”, sbotta Laura. “Forse noi ci stanchiamo di ribadire il nostro affetto alla persona amata?”.

Sandro è un elettrauto affermato. Come tutti gli artigiani col tocco dell’artista. Fanno la fila davanti alla sua officina perché è onesto nel lavoro e nei prezzi. Prima di alzare la serranda del suo negozio, passa nel nostro santuario. “Purtroppo non posso assistere alla santa Messa delle 8 – precisa -; ma davanti al Santissimo nessuno riesce a distrarmi nelle mie preghiere. Al centro sta: “Sia lodato e ringraziato ogni momento il Santissimo e Divinissimo sacramento”; seguito da: “Gesù, io credo che tu sei realmente presente nel Tabernacolo in Corpo, Sangue, Anima e Divinità”. Fra gli anziani chi ricorda questa formula? E c’è qualche giovane che la conosce? Una catechesi semplice e insieme profonda inizia da qui. Dalla verità della nostra fede infallibilmente proclamata.

Anche le casalinghe fanno la loro parte. Carla, mamma di tre figli, accompagna i suoi pargoli in chiesa prima della scuola. A parte il “Ti adoro mio Dio…”, che non dovrebbe mai mancare nell’ agenda di ogni cristiano, lascia loro libertà d’ espressione. E nascono formule che lascerebbero stupiti  molti teologi .

I pensionati, in teoria beneficati di molto tempo libero, devono fare i conti con gli acciacchi dell’età. E perciò frequentano la chiesa nelle diverse ore della giornata.

I quindici minuti per Dio tonificano anche i dirigenti. Paolo guida un istituto di credito; il suo ufficio  è all’ultimo piano di un grattacielo nella periferia milanese. Devo a lui questa preghiera, che non è brevettata e può esser recitata da tutti: “O Signore, ti offro tutto me stesso perché tu possa donarmi ai miei fratelli. Nei successi mantienimi umile; nelle sconfitte non diminuire in me il desiderio del riscatto. Quando il dubbio mi tormenta, fammi la Grazia della tua Luce. Quando le offese si fanno pesanti rendile leggere con la tua Croce. Ispirami il bene e distraimi dal male. E alla sera, nelle tenebre che ricoprono la terra, guidami con la tua Grazia a gustare la gioia, anticipata, del Paradiso”

Quindici minuti al giorno per impreziosire la nostra giornata. Perché le catene di montaggio dei nostri gesti assumano una creatività che solo il credente comprende. Non mi stancherò mai di citare santa Teresa di Calcutta. La quale iniziava la sua lunga giornata di carità (e così le sue consorelle) con l’adorazione eucaristica. Che durava ben più di un quarto d’ ora. Serve alle nostre giornate un’immersione di spiritualità. E non cerchiamola che nelle fallaci filosofie orientali.

Dio in Carne è fra noi. E mica solo nelle persone bisognose.

Gaetano