Fonte : Rivista del Santuario n. 2 del 2022 di Costanza Signorelli

Sappiamo che gli Angeli sono creature di puro spirito, che vivono eternamen­te beati al cospetto di Dio. Eppure a volte sembra che la nostra vita sia intercettata da queste creature, che si presentano sul nostro cammino col solo scopo di portar­ci il messaggio di Dio, cioè il Suo infinto Amore.

Una di queste si chiama Giovanna di Ma­ria e ha vissuto su questa terra solo dodi­ci anni portando con sé un amore tanto celestiale da lasciare profondi interrogativi in coloro che l’hanno incontrata. La sua stessa madre racconta: “Non di rado, di fronte a ciò che Giovanna faceva o diceva, mi capitava di guardala e di domandarmi nel profondo: ma chi è questa creatura?”.

Persino il giorno della sua drammatica par­tenza per il Cielo, dovuta ad una improv­visa emorragia cerebrale, mamma Ornella racconta di una inspiegabile e profonda gioia che ha pervaso il suo cuore: “Come se in quel momento io sentissi dentro di me da dove era venuta e dove era ritorna­ta Giovanna: il Paradiso”.

In realtà Giovanna, detta Kiri, era una bambina normalissima. Amava correre, giocare, stare con gli amici, la sua passio­ne era la pallavolo: piena di energia e di entusiasmo come tutti i bambini della sua età, Kiri aveva l’argento vivo addosso. Ep­pure in questa ordinarietà, cresceva con lei qualcosa di straordinario.

“Già da quando era molto piccola – rac­conta la mamma – la mattina mi capita­va di trovarla dormire per terra. Le prime volte pensavo che cadesse dal lettuccio, allora le misi delle sponde più grandi, ma non servirono”. Giovanna cresceva e di­ventava grande, ma puntualmente capita­va che Ornella la trovasse per terra. Finché un giorno, spazientita, disse alla figlia che se non le avesse detto la verità su questo fatto si sarebbe presa una bella punizione. Giovanna si trovò così costret­ta a spiegare quel suo gesto, che evidentemente non era accidentale: “Mamma – disse – io lo faccio perché c’è tan­ta gente che non ha un tetto sulla testa ed un letto per dor­mire ed io voglio condividere questa loro condizione”. Ma condividere con chi dal mo­mento che Giovanna era da sola nella sua stanza? A chi giovava questo suo gesto?

Ebbene, quello che sembrava un atto di puro altruismo o solidarietà, in realtà era ben di più. Solo più tardi la mamma lo capì: “Giovanna viveva sempre in compa­gnia del Signore, era con Lui che condivi­deva nel cuore ogni cosa”.

Un giorno i genitori di Giovanna andaro­no ad un ritiro di preghiera e portarono a casa un piccolo opuscolo che contene­va la preghiera del Perdono. Giovanna vedendolo, lo afferrò immediatamente e non lo mollò più: si tratta di una lunga preghiera attraverso cui si dona il perdono a partire da sé stessi, passando per i propri familiari e via via… sino a perdonare tutto il mondo. Giovanna, dopo il Santo Rosa­rio, la recitava tutte le sere e la conservava gelosamente sotto il cuscino.

“Il perdono per Giovanna era tutto”, spie­ga Ornella, “lei ripeteva sempre che Dio è gioia e non c’è gioia nel cuore se non c’è il Perdono”. Capitò una volta che un’ami­ca fece a Kiri un torto davvero grave, tan­to che portò i suoi genitori a consigliarle di tenersi a distanza da quella persona. Un giorno la mamma andò a prendere Giovanna a scuola e la vide abbracciare proprio quell’amica, giunta in macchi­na le disse: “Ma Giovanna, ho visto che abbracciavi quell’amica: perché fai così dopo tutto quello che lei ti ha fatto?”. La bambina si girò completamente verso la madre e con uno sguardo serio e profon­dissimo le disse: “Mamma tu ancora non mi conosci: io devo perdonare”.

Negli ultimi tempi, Giovanna spesso ripe­teva che lei sarebbe morta giovane e di fronte agli sguardi sbigottiti delle perso­ne, lei candidamente spiegava: “Io devo aiutare più persone possibili”. E quando le dicevano che poteva fare tanto bene anche qui in terra, lei replicava: “E’ vero… Ma sulla terra con il corpo non posso ar­rivare dappertutto, mentre dal Cielo non ho limiti e posso arrivare ovunque!”. La mamma, con gran turbamento, intuì che questo suo dire era qualcosa di più che un suo pensiero quando le sentì dire: “Mam­ma, se il Signore mi chiama io sono pron­ta”. Era una bambina di appena 12 anni.

Non passò molto tempo che al ritorno da un allenamento di pallavolo, mentre face­va delle ruote per strada, Giovanna sentì un improvviso e forte mal di testa: fu su­bito trasportata d’urgenza nel reparto di terapia intensiva per una gravissima emor­ragia cerebrale e dopo una settimana par­tì per il Cielo.

“Io e mio marito non ci siamo mai arrab­biati perché ci è stata tolta, ma abbiamo sempre ringraziato Dio per avercela dona­ta”. Dal giorno in cui Giovanna è salita al Cielo, come aveva promesso, non ha mai smesso di fare arrivare l’Amore di Dio a tutti coloro che le chiedono aiuto, com­piendo perfettamente in Cielo quella mis­sione che aveva iniziato sulla terra.