Fonte : Ritae Dicatum del 3 Aprile

Sull’elogio del silenzio, del gesto apparentemente inutile e delle lacrime, si sofferma la riflessione dell’Arcivescovo nella celebrazione della Via Crucis nella Zona pastorale I (Milano), del quartiere che prende il nome proprio dall’antica chiesa di Santa Maria alla Fonte o Chiesa Rossa ad Fonticulum.

 

«Ci sono poche parole sulla via della croce. Si possono immaginare grida e trambusto, vociare di molti, insulti e gemiti. Ma la stazione dell’incontro con la Madre è piuttosto l’invito al silenzio. Si immagina un incrocio di sguardi piuttosto che un dialogo, un silenzio straziato, piuttosto che un grido. Facciamo l’elogio del silenzio: nel silenzio lo sguardo rivolto verso il figlio amato, nel silenzio la compassione che ferisce l’anima, nel silenzio quel senso di impotenza che non sa come dare conforto.

E, poi, l’elogio del gesto gratuito e inutile, come quello di Veronica che asciuga il volto di Gesù: «Dobbiamo ancora esplorare il mondo inesplorato denso di fascino e di mistero degli affetti, della tenerezza. C’è nella spontaneità del gesto gratuito, un mistero e un messaggio. La fretta rende sgarbati, la passione rende possessivi, l’avidità rende violenti: ma si fa avanti Veronica che asciuga il volto di Gesù, il gesto gratuito che non serve a niente, che è grazia, che è il più necessario per confermare che il volto sfigurato è amabile e rivela l’amore che la violenza e la stupidità degli uomini non possono stancare e non riescono a nascondere»

Infine, il terzo elogio per le lacrime sull’esempio delle donne di Gerusalemme. Le lacrime come messaggio della compassione: «Le figlie di Gerusalemme rivelano la verità dell’animo umano e contrastano quell’indurirsi del cuore che può diventare un cuore di pietra. Il cuore di pietra si difende con l’indifferenza: forse chi è indifferente ha sofferto troppo, forse ha troppa paura, forse è stato convinto a ignorare, disprezzare, allontanare dallo sguardo e dall’affetto coloro che non sono “dei nostri”. Ma l’uomo e la donna sono inclini alla compassione, la sofferenza degli altri non può lasciarli indifferenti. Le lacrime saranno forse inutili, ma dichiarano che non è giusto che un fratello, una sorella soffrano per mano di fratelli e sorelle. Non è giusto: io non posso aggiustare il mondo e ristabilire la giustizia, ma non trattengo le lacrime, provo compassione. Le lacrime delle figlie di Gerusalemme sono lacrime preziose perché abbattono l’indifferenza e rivelano che gli uomini e le donne hanno un cuore di carne, la verità del cuore umano».